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Press Release

Ge: Il Modello Di Sharing Safety Per Gli Spazi Confinati

October 25, 2016

Si è aperto come “momento di riflessione sul tema Spazi Confinati”, l’evento andato in scena venerdì scorso presso la centrale termoelettrica a Ponti sul Mincio in provincia di Mantova, salvo poi fornire diversi spunti interessanti su un nuovo modello di sicurezza, messo a punto da Ge e denominato “Sharing Safety”, per la salvaguardia dei lavoratori che operano in luoghi di lavoro definiti come spazi confinati. All’evento, organizzato da General Electric in collaborazione con A2A, erano presenti anche APT Group e alcune aziende clienti che operano nel settore dell’energia. L’incontro, preceduto da una due giorni di training teorici e pratici, si è svolto per la prima volta in una centrale, luogo caratterizzato da diversi spazi confinati, per poter fornire una migliore percezione dell’importanza e della delicatezza del tema sicurezza nei luoghi di lavoro.

Luca Barducci, PGS Country Leade GE ha dato il via alla giornata, rimarcando in maniera decisa e puntuale l’importanza del tema della sicurezza sul lavoro e il relativo impegno di GE: “Ancora oggi in Italia ci sono 482 morti sugli impianti di lavoro e oltre migliaia di feriti. L’incontro a Ponti sul Mincio nasce perchè in GE crediamo molto nella prevenzione e nella formazione dei nostri dipendenti. In collaborazione con Apt, organizziamo corsi di formazione teorici (anche online) e pratici per fornire la migliore preparazione possibile sull’argomento. Impieghiamo ingenti risorse economiche e investiamo molto tempo per formare i nostri dipendenti, perchè sentiamo in maniera molto forte la responsabilità della loro sicurezza. Per la prima volta svolgiamo un training in loco, nelle centrali con turbine a gas, ambienti che in fase di simulazione sono difficilmente riproducibili”.

Ma cosa sono gli “spazi confinati”? Per spazio confinato si intende un qualsiasi ambiente limitato, in cui il pericolo di morte o di infortunio grave è molto elevato, a causa della presenza di sostanze o condizioni di pericolo (ad es. carenza di ossigeno). Tra i vari esempi di spazi confinati si possono citare: serbatoi, silos, recipienti adibiti a reattori, sistemi di drenaggio chiusi, cisterne, camere di combustione all’interno di forni, tubazioni, turbine, generatori, ambienti con ventilazione scarsa o assente. In questo contesto proprio il DPR ha introdotto anche specifici requisiti in materia di: organizzazione delle attività, personale coinvolto, rapporti contrattuali tra le diverse parti e relative responsabilità.

Operai a lavoro in spazi confinati, foto di Nicola Milesi:

      

Proprio la particolarità di questi ambienti ne definisce la criticità in sede di intervento, momento in cui entrano in gioco i tecnici della centrale. Molteplici sono le difficoltà che gli operatori riscontrano quando compiono ispezioni, manutenzioni o riparazioni nell’Inlet, nella turbina, nello scarico Exhaus, nella Cassa Wrapper o in altri ambienti confinati. Tra i diversi fattori che comportano difficoltà di azione per gli operatori e che possono provocare incidenti, in alcuni casi anche gravi, ricordiamo: scarsa ventilazione, carenza d’ossigeno, superfici curve o anguste in cui è complicato muoversi, sporcizia, polvere, esalazioni di gas o di altre sostante chimiche, entrate e uscite difficili da raggiungere, scarsa illuminazione, difficoltà nell’estrazione dell’operatore in casi d’emergenza.

Per rispondere in maniera pratica, concreta e puntuale al problema, Ge, tra le varie misure, ha stretto una partnership con APT, gruppo che fornisce servizi di formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Durante il convegno infatti è intervenuto anche Cristian Usardi di APT, che ha illustrato le principali procedure e teniche operative da seguire in caso di emergenza e pericolo in spazi confinati.

Per ottenere tuttavia la massima efficacia ed efficienza in ambito d’intervento è necessario sviluppare un protocollo d’azione condiviso, in cui tutti gli attori in campo (clienti, committenti, appaltatori e subappaltatori) possano dare il loro prezioso contributo al fine di eliminare gli incidenti sul lavoro, applicando apposite misure di sicurezza. Ge, come ha ricordato Angelo Ubiali Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione, ha sviluppato quindi un modello di “Sharing Safety” fondato su 4 pilastri fondamentali: certificazione, idoneità sanitaria, formazione e procedure operative.

  • Certificazione contratto di lavoro: partnership con l’Università di Pavia, in cui una Commissione ad hoc, certifica la regolarità dei contratti di lavoro, nello specifico di appalto e subappalto, rilasciando relativa certificazione secondo quanto previsto dal DPR 177/2011.
  • Idoneità sanitaria dei lavoratori: Ge ha definito un proprio protocollo sanitario per cui ogni lavoratore che presta servizio in spazi confinati deve ottenere una specifica idoneità, necessaria per poter svolgere il proprio lavoro.  È inoltre garantita una piena intercambialità della forza lavoro per l’accesso agli spazi confinati, grazie all’esperienza specifica del lavoratore.
  • Formazione: L’informazione e la formazione costante dei dipendenti, visti come momento centrale delle attività di produzione, con periodici corsi di aggiornamento, tra cui un corso di 6 mesi in USA, in cui vi sono anche delle esercitazioni pratiche con l’uso di strumentazione ad hoc. La tendenza presente e futura è quella di  svolgere maggiormente i corsi di formazione nelle aree interessate dal reale intervento, come per es. le centrali.
  • Procedure operative: Procedura operativa specifica, secondo lo spazio confinato preso in analisi. Formazione dei lavoratori prima dell’arrivo nel sito, con relativa discussione sulla specifica procedura. Verifica delle condizioni sul campo. Elaborazione permesso di lavoro giornaliero con validazione della valutazione del rischio e della relativa procedura da adoperare.

In conclusione GE vuole dunque stabilire un paradigma di procedure e norme per la sicurezza dei lavoratori, che operano negli spazi confinati, che possa essere il più aggiornato e moderno possibile, forte del contributo di tutti gli addetti ai lavori, al fine di cancellare il rischio di incidenti sul lavoro. La speranza è quella di ottenere un modello di sicurezza vincente che diventi uno standard comune e diffuso in tutte le imprese. La forza e il potere della condivisione per superare le sfide più difficili: questo è il modello di Sharing Safety.


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